Al via la nuova campagna della Conferenza Episcopale Italiana
Dal 13 aprile tornano gli spot che mostrano l’impegno quotidiano della Chiesa cattolica al fianco dei più fragili
Di fronte a un mondo segnato da fragilità e disuguaglianze crescenti, la firma per l’8xmille alla Chiesa cattolica si conferma un gesto concreto di partecipazione e speranza. Un atto di corresponsabilità che ogni anno permette di realizzare migliaia di opere a servizio del bene comune, in Italia e nei Paesi più poveri del mondo.
Dal 13 aprile è di nuovo on air la campagna promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana per raccontare cosa si realizza ogni anno grazie alla firma per l’8xmille. Più che uno spot, un viaggio dentro l’anima concreta di una Chiesa che esce, si muove, ascolta, abbraccia, cura. Una Chiesa che non si rifugia nelle sacrestie ma che scende nelle strade, nei dormitori, negli ambulatori, nelle mense, nelle carceri e negli ospedali. Una Chiesa che, come ha insegnato il Concilio Vaticano II, vive di comunione e si realizza nella corresponsabilità. Una Chiesa che chiede a ogni battezzato non solo di “sentirsi parte”, ma di essere effettivamente parte di una comunità che edifica, che costruisce, che si prende cura, anche con risorse economiche, dei beni spirituali e materiali che le sono affidati.
Questo è il cuore del sistema di sostegno economico post-concordatario nato nel 1984, che non ha inventato nulla, ma ha semplicemente dato forma a un principio antico e fondativo: quello della condivisione. Condivisione come espressione di fede. Come atto concreto di comunione tra laici e sacerdoti. Come cammino di libertà e trasparenza, due elementi oggi più che mai essenziali.
Il sistema dell’8xmille, infatti, è fondato su una logica opposta all’imposizione: è l’esempio di una libertà che si fa scelta consapevole. Ogni contribuente può destinare l’8xmille del proprio reddito alla Chiesa cattolica, sostenendo così migliaia di opere che rispondono ai bisogni spirituali, sociali, educativi e caritativi delle persone. È un modello che ha saputo incarnare, nella storia recente, l’insegnamento del documento “Sovvenire alle necessità della Chiesa” dell’Episcopato italiano, pubblicato nel 1988, che descriveva già allora un orizzonte ambizioso: una Chiesa dove la solidarietà non è solo affettiva, ma effettiva. Una solidarietà incarnata, quotidiana, che riconosce a ogni fedele pari dignità e responsabilità.
La campagna 2025 traduce questa visione in otto storie, vere e toccanti, che mostrano come quella semplice firma sulla dichiarazione dei redditi si trasformi in un dormitorio per chi vive per strada a Salerno, in una mensa calabrese che accoglie chi ha perso tutto, in una casa protetta per donne ferite dalla violenza, in un ambulatorio gratuito a Santhià o Venezia, in un centro per giovani autistici che finalmente trovano un cammino di autonomia. La firma, insomma, si fa gesto d’amore. E i gesti d’amore si moltiplicano.
Sono migliaia, ogni anno, le opere rese possibili grazie all’8xmille. Ma ciò che conta davvero non è solo la quantità: è la qualità del legame che esse esprimono. Dietro ogni progetto c’è la Chiesa-comunione che il Concilio ci ha indicato: una Chiesa dove il sacerdote non è solo un amministratore, ma un fratello nella fede e nella missione; dove il laico non è spettatore, ma co-protagonista della vita ecclesiale. Dove nessuno si chiama fuori e tutti sono chiamati dentro.
Nel 2024, le risorse sono state impiegate secondo le tre grandi direttrici della destinazione dell’8xmille: il culto e la pastorale, il sostentamento del clero, la carità in Italia e nei Paesi in via di sviluppo. In particolare, grande rilievo è stato dato agli interventi caritativi, che hanno permesso alla Chiesa di assistere concretamente i malati, gli anziani, le famiglie fragili, i giovani in difficoltà, i disoccupati, i migranti, le donne vittime di tratta e anche i detenuti e le vittime del racket. La carità della Chiesa non è assistenzialismo, ma educazione alla speranza, promozione della persona, costruzione di relazioni, orientamento alla dignità.
«Firmare per la Chiesa cattolica – afferma Massimo Monzio Compagnoni, responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa – significa essere parte di un circuito di solidarietà che non lascia indietro nessuno. È un welfare silenzioso, ma straordinario, che colma un vuoto dove lo Stato spesso non arriva. Senza la Chiesa e il lavoro del volontariato ecclesiale, ci sarebbe un vuoto enorme».
Ed è proprio per questo che la firma non deve essere vista come un dovere esterno, ma come un gesto libero e responsabile, che nasce da una fede che si fa impegno. L’8xmille non è una tassa da pagare, ma un atto di corresponsabilità che educa ogni fedele a prendersi cura, insieme agli altri, della propria comunità. È un’educazione alla comunione che, giorno dopo giorno, ci fa diventare ciò che siamo chiamati ad essere: popolo di Dio in cammino, che condivide fatiche e risorse, che si sostiene a vicenda, che annuncia il Vangelo anche attraverso le opere.
Nel sito ufficiale www.8xmille.it, è possibile approfondire ogni progetto, conoscere la destinazione delle risorse a livello diocesano e nazionale, e vedere gli otto nuovi spot che raccontano queste storie vere, reali, ma spesso dimenticate. La trasparenza, insieme alla partecipazione, è un altro pilastro del sistema, perché chi firma ha diritto di sapere e dovere di continuare a scegliere consapevolmente.
In un tempo in cui tutto sembra frammentarsi, in cui l’individualismo prende spesso il sopravvento, la firma per l’8xmille diventa un’occasione per ricostruire legami. Legami di fede, di solidarietà, di comunione. Una firma che fa bene, e che ci fa bene.
