La morte di un amico

Una lunga vita spesa al servizio della comunità. Questo è stata l’esistenza di Flaviano Fabbroni, che si è spento a Tolentino nella serata di lunedì 25 all’età di 90 anni. Nato a Caldarola ha sempre amato il proprio paese nel quale è vissuto fino a quando, a causa del terremoto del 2016, è stato costretto a lasciare la propria abitazione di via De Magistris per trasferirsi con la moglie Anna a Tolentino. Insegnante di scuola elementare, sindacalista, esponente politico locale della Democrazia Cristiana, consigliere comunale Flaviano è stato an- che presidente provinciale delle Acli, associazione che ha vissuto dall’età di 20 anni attraversando due secoli in cui ne ha vissuto tutte le fasi, dalla gioia ai momenti burrascosi, sempre mettendo in primo piano la fedeltà delle Acli alla Chiesa, alla democrazia e al mondo del lavoro con uno sguardo sempre proteso al futuro. Collaboratore de L’Appennino camerte e legato da amicizia filiale con monsignor Bittarelli, ha sempre seguito le vicende del settimanale diocesano e delle comunità dal giornale servite. Nel formulare sentimenti di vicinanza alla moglie Anna, alle figlie Elisabetta e Ales- sandra e a tutti i suoi familiari desideriamo ricordare Flaviano attraverso alcuni brani di un articolo dedicato al suo legame e sul suo contributo all’innovazione del nostro giornale. Lo scritto comparve nella sezione “ricordi” pubblicat in occasione del centenario de “L’Appennino camerte”.

«Questa è la pagina dedicata ai ricordi, alle persone che, prima e più di noi, hanno contribuito alla longevità del nostro settima- nale, gettando le basi di quella che sarebbe diventata una grande ricchezza.

Una pagina che di solito porta la firma di chi si racconta, ma in questo caso è di- verso. Perché il racconto scritto di seguito ha emozionato per prima la redazione, consapevole che Flaviano Fabbroni non sia stato solo un giovane ed instancabile collaboratore del settimanale, ma è stato anche il custode dell’e- voluzione delle nostre pagine.

Per questo motivo vogliamo che anche i lettori siano guidati nella storia e negli aned- doti che il Fabbroni racconta, affinché questa pagina aiuti ad aggiungere pezzi importanti al grande puzzle de “L’Appennino camerte”.

“Quando sono stato invitato a partecipare alla raccolta dei ricordi per il Centenario del nostro Settimanale mi ha fatto veramente pia- cere -scrive il Fabbroni-.

L’idea di ripercorrere la storia del nostro settimanale diocesano e del mio rapporto con esso ha messo in moto il ripasso di un lungo periodo della mia vita. E subito si sono poste due riflessioni, tutte e due molto serie: la rile- vanza di una ricorrenza come quella del Cen- tenario e i miei datati ricordi. Ma il tempo è passato e gli entusiasmi si calmano da soli: essere presenti è già una gran cosa”

(…) Poi i ricordi legati al periodo storico e politico degli anni ’70. “Durante il perio- do di tensione (e rottura) tra la Chiesa e il movimento delle ACLI, il rapporto tra me e don Antonio (Bittarelli ndr), e di conseguen- za L’Appennino Camerte si è rafforzato. Io mi trovai eletto presidente provinciale delle ACLI e don Antonio mantenne la responsabilità pratica di Assistente Diocesano del Movimen- to. Sentì in cuor solo di continuare a fare, a cas Toniolo, dove le ACLI di Camerino ave- vano il loro attivissimo Circolo, gli incontri del mercoledì (…) Erano gli anni del refe- rendum: prima sul divorzio, poi sull’aborto, temi scottanti per noi cattolici, che avevano bisogno di essere affrontati con tanta com- petenza e riflessione. Temi più politici come quello dell’imigrazione degli italiani che, non trovando lavoro manuale in Patria, lo cerca- vano all’estero: ma bisognava prepararli e non mandarli allo sbando».

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