Di Luca Barbini
Da tempo perfezionato il progetto, il prossimo sette dicembre avrà luogo l’inaugurazione dei lavori di ricostruzione della cattedrale. «Le opere di recupero della cattedrale avranno un certo peso. In circa due anni per- metteranno di restituire alla cittadinanza una bellezza architettonica e artistica da anni sottratta a Camerti e turisti»,
L’archivista diocesano, professor, Luca Barbini, ha dedicato una propria fatica al recupero della corrispondenza dell’architetto Andrea Vici, progettista dell’attuale cattedrale, con il canonico Francesco Saverio Gentili, responsabile dell’esecuzione dei lavori. Testimonianze che ci permettono di scoprire i pregi e la bellezza archi- tettonici del duomo come poche altre.
Andrea Vici nascce a Palazzo, una frazione di Roc-
cacontrada (l’attuale Arcevia) il 9 novembre 1743 vis- se un’epoca di grandi cambiamenti politici. Nel 1782 viene nominato primo architetto della Fabbrica di San Pietro. Nel1785 è accademico di merito dell’Accademia di San Luca. Nel 1786 primo ingegnere della Congregazione delle Acque dello Stato Pontificio e Presidente dell’Accademia di San Luca dal 1802 al 1806. Nel 1804 è eletto “pastore” dell’Accademia dell’Arcadia, prestigiosa istituzione seicentesca che intendeva riformare la poesia italiana. È inoltre ingegnere capo dei due dipartimenti del Tevere e del Trasimeno durante il governo francese (1809/1814).
Muore nel 1817 lasciando incompiuta l’opera di ricostruzione della Cattedrale Camerte.
Il 20 marzo 1798, in occasione della festa della Federazione, i giacobini innalzarono una sorta di altare. Tale allestimento fu progettato, tra gli altri, anche dal Vici; segno evidente che sia con il vecchio regime che con i nuovi occupanti, la professionalità di Andrea Vici non era in discussione.
Architetto singolare per i suoi tempi: dotato di una solida preparazione teorica e tecnica, si avvale dello studio diretto e della misurazione dei manufatti in situ, rappresenta una sintesi tra due formazioni, quella di Roma e di Parigi che gli consentiranno di essere una mente innovativa per i progetti dell’800. Queste sue caratteristiche gli valsero la stima del pontefice, che istituirà il nuovo cavalierato dei principi dell’Accade- mia di San Luca nel 1806, ma anche quella del governo francese.
LE LETTERE DEL VICI
È nel contesto illustrato nei paragrafi, “Il periodo storico”, “Il terremoto”, “Santa Maria Maggiore: Cattedra del Vescovo di Camerino” e “A Camerino doveva essere restaura anche la Chiesa di San Venanzio…” (pubblicati alle pagg. 12 e 13 del precedente numero 44 del 23 no- vembre 2024) che si inseriscono i ventitré documenti, scoperti per caso dal dott. Fabio
Sileoni nella serie Miscellanea 40 mentre stava effettuando una ricerca con altro obiettivo, e che sono oggetto di questa trattazione. I ventitré documenti sono la somma di ventidue lettere a firma Andrea Vici e scritte tra il 19 ottobre 1804 e il 28 maggio 1806. Il ventitreesimo documento consiste in una ‘brutta copia’ di una notificazione non datata. I destinatari delle lettere sono tre: una sola lettera è indirizzata all’Arcivescovo di Camerino, un’altra al Signor Pietro Olivieri, mentre il resto della corrispondenza è diretta al Cano- nico Francesco Saverio Gentili.
Gli argomenti più frequenti sono di carattere tecnico e mirati alla ricostruzione della cattedrale: il Vici si preoccupa spesso della nomina del Capo Mastro, della precisione nel calcolare distanze, di capire i problemi che riguardano lo stesso campanile e prova a risolverli. In alcuni scritti si fa riferimento alla consegna dei disegni. Inoltre, il Vici si inquieta in più di un’occasione della posa della prima pietra, la cui data vie- ne procrastinata di volta in volta. Ancora, chiede informazioni e fornisce indicazioni circa il contratto per gli scalpellini.
L’architetto scrive mediamente
una lettera al mese, in definitiva, per chiedere continuamente informazioni ma è anche spesso provvi- do di suggerimenti e consigli.
Le lettere del Vici contengono informazioni che, indirettamente, ci forniscono indicazioni sui suoi lavori e sui viaggi che l’architetto effettua in quel periodo, non certo per svago, ma per gli impegni professionali e per gli incarichi che doveva svolgere. Quasi tutte le lettere sono scritte da Roma. Una sola lettera è stata scritta da Narni, un’altra da Osimo e un’altra da Gubbio. Quindi, leggendo le lettere si capisce che il Vici, pur lavorando stabilmente a Roma, viaggia frequentemente per l’Italia centrale e, oltre alle località citate, comunica di recarsi a Foligno e Ascoli.
Il Vici è uomo colto e scrive a persone colte. La mancanza di mezzi di comunicazione di massa stimola l’architetto ad informare il can. Gentili sugli eventi di carattere internazionale a cui partecipa lo stesso architetto o che comunque ne ha informazione sicura. A tal proposito il Vici riferisce alcune “novità precise del gran Mondo…” ed informa il destinatario sulle manovre degli eserciti austriaco e moscovita. Riferisce anche sulle celebrazioni e sulle preghiere del S. Padre. Fa il punto della situazione relativamente alla flottiglia Francese e alla fortezza di Gaeta. E testimonia sul passaggio di Francesi per Roma alla volta delle Calabrie.
Insomma una sorta di infor- matore improvvisato che consente alla Camerino del tempo di essere aggiornato sugli eventi che si veri- ficavano in quel preciso periodo a Roma e dintorni e nel mondo.